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Il Grande potere II

di Sonia Pozzi

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Continua l’avventura per Lara… Mondi nuovi, creature fantastiche, forze sconosciute e potentissime irrompono nella vita di Lara ancora in balia del tornado Patrick. Prosegue l’infinita lotta tra amore, odio, lealtà e tradimento ma in una veste tutta nuova… Pronti? Via, si parte!!!

Sonia pozzi

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Lara ha la testa piena di cose, di pensieri che si intrecciano, accavallano e scontrano. È come se avesse un formicaio al posto del cervello. Sono le due di notte passate e a quest’ora dovrebbe dormire ma proprio non ci riesce. Si alza e va alla finestra della camera, guarda il cielo su in alto e cerca la luna perché, ogni volta che lo fa sente la sua magia, la sua forza e si calma.
Chiude gli occhi, respira a pieni polmoni il profumo del fieno e l’ansia svanisce. I muscoli della schiena si rilassano e mentre si siede sul davanzale osserva ciò che la circonda: i campi d’erba medica appena tagliata, le chiome degli alberi appena visibili alla luce della luna e i piccoli animali notturni affaccendati e impegnati nella loro intensa vita.
Mette a confronto il luogo dove è nata e cresciuta con quello che ha davanti agli occhi, sulle sue montagne il paesaggio è molto differente. Le colline qui sono piccole alture tondeggianti, le distanze infinite e i campi distese enormi. America. L’idea di enormità che si era fatta non è stata delusa.
Sospira, il buco che sente nello stomaco proprio non si riempie, è sempre peggio. Con il passare dei giorni sperava si attenuasse ma sembra invece il contrario. Sa cosa le servirebbe per stare meglio ma non lo accetta, è troppo presto, vuole imparare a vivere senza.
Guarda di nuovo la luna, è solo uno spicchio e sembra appoggiata all’orizzonte in attesa di qualcosa o qualcuno. Forse quel qualcuno è proprio lei… sorride, infila le scarpe ed esce.
L’aria, in questa città è più calda, più densa. Quelli del posto dicono che dipende dall’umidità, ma a lei poco importa, preferisce di gran lunga l’aria delle sue montagne, le mancano da impazzire, le mancano la maestosità dei monti, il colore rosa del sole al tramonto che si riflette sulle cime rocciose, i profumi di aghi di abete, di muschio e di sottobosco, i colori della foresta, con le mille sfumature di verde e marrone e, inutile prendersi in giro, le manca Patrick.
È caldo ma la leggera brezza tiene a bada il sudore. Si siede sotto la grande quercia che ombreggia il giardino del suo nuovo alloggio e si concentra su ciò che la circonda. Grazie all’addestramento è diventata sempre più brava a farlo e la pratica le richiede sempre meno sforzo, riesce a sentire l’energia di ogni elemento, la vita di tutti gli organismi. In questo momento si sta allenando a concentrarsi solo su alcuni di essi con l’intenzione di escluderne altri, come ha fatto durante la battaglia con il demone Capo quando ha eretto la barriera protettiva; in quell’occasione ha attinto energia dalla foresta escludendo volontariamente tutti gli altri esseri, più piccoli e meno forti. Deve fare la stessa cosa ma questa volta allo scopo di sondare l’ambiente per avere a disposizione attacchi più potenti. L’istruttore dice che, come in ogni cosa, solo con la pratica riuscirà a fare sempre meglio.
Nel frattempo Kis corre dietro alle lepri nei campi circostanti: si diverte e si mantiene in forma.
Steve, il nuovo istruttore americano, ricorda molto il tipico surfista: biondo, fisico atletico e asciutto, ma quello che più è utile a Lara è la sua preparazione che in tutto il paese non ha eguali. È meno severo di Patrick, ma le sessioni di addestramento sono dure, faticose e Lara sa che Steve sarà fiero di lei quando gli dirà che anche quella notte ha fatto pratica.
E così, di nuovo pensa a Patrick, ai suoi insegnamenti… è questione di un attimo e la mente va esattamente dove Lara non vorrebbe che andasse: ha la testa piena di lui, impossibile smettere… impresso sulla pelle delle braccia ha ancora il ricordo del suo corpo. Il suo sguardo poi, lo sentiva addosso in continuazione, lui non riusciva a smettere di guardarla e la faceva sentire bella, viva. Poi… quando i loro corpi si sono toccati in quell’abbraccio, ha provato qualcosa che non si riesce ancora a spiegare, proprio no… ha sentito un fremito e poi lui non ha più voluto staccarsi.
La sensazione che prova Lara è quella del cuore che si scioglie all’interno dello stomaco, fa male, molto male. Ora parla a se stessa ad alta voce come se sentirlo dire possa esserle di aiuto:
– Ho provato ad andare lontano. Ho provato a cambiare città, nazione, a cambiare il mare in oceano, ma la tua mancanza si sente ovunque. Avrei una voglia matta della tua mano che si appoggia alla mia guancia per una carezza, ma non ci sei…
Manchi, manchi, manchi!
Sono passati quasi tre mesi, sono stati lunghi, ma allo stesso tempo sono anche passati in un lampo. È strano lo scorrere del tempo da quando sono andata via, da quando non sei con me -.
Il dolore, quello forte, quello prepotente che toglie il fiato se n’è andato poi ci sono giorni che torna, e sembra voler chiedere gli interessi anche per quelli in cui non si è fatto sentire.
Si obbliga a scacciare i pensieri su Patrick e si concentra su quello che aveva intenzione di fare fin dall’inizio. Chiude gli occhi e apre la mente.
Non la sente subito, arriva piano piano. All’inizio è flebile e poco più di una lucina in mezzo alle migliaia di vite intorno.
Poi, all’improvviso la sente avvicinarsi velocemente. Forse troppo. Sta per ergere la barriera protettiva ma l’istinto le dice che non ce ne sarà bisogno. Spera che abbia ragione.

Patrick lo guarda come si guarda un codardo che picchia un bambino. Non ha ancora capito se lo fa apposta o se è proprio così di suo: non è capace di coordinare le gambe con le braccia, figuriamoci ad utilizzarli entrambi con la magia.
Gli sta insegnando a spostare un oggetto ed usarlo come arma contro un bersaglio inanimato.
È vero che i ricordi degli allenamenti con Lara sono ancora piuttosto vividi, ma anche senza farne un paragone, pensa che l’allievo che sta addestrando sia proprio una frana. Nella parte teorica è il migliore, ricorda ogni nozione e formula alla perfezione, ma quando si tratta di metterle in pratica proprio non ce la fa. È frustrante, snervante e Patrick perde sempre più spesso la pazienza.
Si domanda cosa può aver fatto di male per meritarsi quella punizione, poi scuote il capo perché lo sa perfettamente: è stato stupido.
Solo a ricordare il nome di Lara sente un brivido che lo percorre. Sente agitazione e calma insieme. L’istinto lo farebbe correre da lei, ma la ragione lo tiene inchiodato al campo di addestramento. Dopo l’ultima battaglia Nonno Giò, Hans e Bea in accordo con il Consiglio hanno costruito un campo di addestramento per nuove reclute nelle vicinanze del Grande.  Patrick è l’istruttore esperto.
Lara… Patrick guarda lo schermo dello smartphone ma non vede nessuna notifica. Cosa starà facendo? Con chi starà parlando?
…Parlando, ballando, facendo l’amore…
Per poco non si lascia scappare un urlo. Riprende il controllo del suo cervello e aiuta Colin a finire l’addestramento, ma vede Giò, il nonno di Lara, in lontananza, andargli incontro: si rallegra perché sa che gli parlerà di Lara. Fa un cenno a Colin di continuare da solo e lo raggiunge.
– Patrick, ho sentito Lara… –
Non gli lascia nemmeno finire la frase:
– Voglio andare da lei -.
– Non è possibile e lo sai -.
– Giò, lo so, ma vorrei proprio andare! –
Nonno Giò non riesce a dissimulare e lo sguardo che riserva a Patrick è colmo di disapprovazione.
– Giò, non ce la faccio più! –
– Devi resistere! Ero venuto a portarti notizie, a dirti che l’ho sentita e sta bene, o almeno è quello che dice -.
Patrick si gira verso Colin nel momento esatto in cui rovina a terra di faccia. Giò gli fa cenno di tornare da lui prima che si uccida da solo ma prima gli tocca la spalla in segno di incoraggiamento, ne ha veramente bisogno. Per fortuna pochi minuti e l’addestramento del giorno terminerà.
Patrick conta i giorni sul calendario, settanta, settantuno, settantadue, settantatré, si ferma un attimo: ma è possibile ne siano passati già così tanti?
Si sente come in una bolla. Come in una dimensione tutta sua.
A tratti Lara gli manca da impazzire, a tratti la ricorda e si sente felice, anche se, quando si sofferma quel secondo in più, gli affiorano sul viso lacrime pungenti.
Passerà mai quel senso di vuoto? Quel buco che lei gli ha lasciato andandosene? Ha paura di no.
Si guarda allo specchio e vede lo stesso ragazzo che era prima di conoscere Lara, vede la stessa faccia da schiaffi di chi sa di essere bello, però ora, se si sofferma e va oltre la prima occhiata, vede una tristezza nello sguardo che prima non c’era.
Ha i capelli neri e ondulati spettinati, gli occhi verdi leggermente sgranati, il muscolo della mascella contratto e mentre parla allo specchio che gli rimanda la sua immagine le sopracciglia si corrugano:
– Cosa mi hai fatto? – Lo chiede a se stesso, ma la domanda è per Lara.
Mentre sente il suono della sua voce, ride di sé perché solo i pazzi parlano da soli allo specchio… oppure no? Pazzo o meno sa cosa deve fare per stare meglio. Pensa che potrebbe anche bastargli una sola volta, forse.
Stringe le mani attorno al bordo del lavandino, si avvicina ancora di più allo specchio, forse nella speranza che la sua immagine riflessa possa dirgli che ha ragione, che raggiungerla in America gli toglierà ogni dubbio; vederla e sentirla vicina gli potrebbe dare quel briciolo di forza che gli serve per continuare a respirare. Chiude gli occhi e ricorda…
… che profumo!!! Ti siedi accanto a me. Cerchi il contatto, ti serve, lo sento.
Gli altri ci guardano ma i tuoi occhi cercano i miei e gli altri spariscono. Ti sporgi contro di me perché dici che non senti la tua amica che sta parlando, ma non la senti davvero? È quello il vero motivo? O il contatto, l’intimità che crea la vicinanza dei nostri corpi è il reale motivo? Allungo una mano sulla tua schiena per darti modo di sporgerti di più verso di lei e…
… vorrei che gli altri non ci fossero. Gemma poi ti guarda come se ti volesse vedere svanire nel nulla. Mi alzo un attimo, faccio finta di dover sistemare i capelli e la camicia, in realtà devo assolutamente allontanarmi da te, devo fermare il mare di emozioni.
Riprende a contare i giorni sul calendario e sono settantasei.
Non ci pensa un attimo di più, afferra al volo il telefono e corre sotto il Grande, l’albero magico più grande che esista.

Daniel, arriva al campo di addestramento con qualche minuto di anticipo e cerca Lara.
Dall’ultima visita all’amica sono passate cinque settimane e ha voglia di vederla. Avrebbe anche voglia di vivere qualche avventura con lei, non pericolosa come durante l’ultima battaglia, ma sente come un richiamo, l’esigenza di sentire l’adrenalina scorrergli veloce nelle vene, fare parte del suo mondo, ancora una volta.
– CIAO DANIEL -. Sobbalza. Lara gli arriva da dietro, lo abbraccia forte urlandogli nell’orecchio. La ragazza è felice, come non lo era da tempo, è felice di vederlo e di poter finalmente parlare con qualcuno di tanto caro.
Lui è come casa, è per Lara il suo luogo sicuro, tranquillo e sereno.
Daniel si gira velocemente, la prende tra le braccia, la fa girare fino a che lei non grida pietà. Quando la mette di nuovo a terra ad entrambi gira da matti la testa e ridono fino alle lacrime. Ecco, sono proprio questi momenti che li fanno sentire bene.
– Lara, dove andiamo questa sera? Vengono anche le altre tue amiche? –
– Andiamo al pub. Dopo cena mettono la musica, così possiamo anche ballare e no, le altre non vengono. Non ho fatto molte amicizie per il momento -.
– Ma Lara! – il tono è chiaramente di rimprovero – Sono passati più di due mesi non è da te. Di solito ti basta qualche giorno per farti nuove amicizie -.
– Lo so Daniel, ma tu più di tutti dovresti sapere che non esiste più un “di solito”. Non c’è più nulla di normale, nulla che si possa definire solito. Mi sa che ora mi serve un po’ più tempo -.
– Non credo sia il tempo il problema, comunque una cosa te la posso promettere -. Le prende il volto tra le mani e la blocca:
– Nei tre giorni che resto qua, ci divertiremo e basta -. Lara sorride perché sa che, quando dice così, non mente mai.
Mangiano una pizza non troppo buona, ma almeno il dolce è squisito.
Il locale, arredato in stile moderno, è composto da tre sale. Loro sono nella principale che oltre ad essere la più grande è dove metteranno la musica.
Lara si tiene la pancia, è troppo piena.
– Lara, dai muoviti! Andiamo a ballare, mentre pago vai a prendere la macchina -.
– Ma non serve la macchina. Si balla anche qui stasera. Ho chiesto apposta questo specifico tavolo perché è alla distanza perfetta dalle casse -.
La guarda con sufficienza: – Davvero credi che ballerò quello che metteranno su qui? –
– Ma se non sai nemmeno chi è il DJ o cosa suonano di solito qui -.
– L’esperienza insegna, e ti posso garantire che la musica che ti farà chiudere gli occhi e danzare fino al mattino, non è questa. Ho trovato il posto che fa per noi -.
Impossibile dirgli di no a questo punto. Guarda le chiavi dell’auto che le sta porgendo ed esita un attimo; l’auto di Daniel è a noleggio e non vorrebbe fare danni, ma lui ha bevuto una birra quindi prende le chiavi ed esce.
Lo aspetta qualche istante fuori dalla pizzeria poi finalmente entrano in auto.
– Ora possiamo andare -.
Che la serata danzante abbia inizio…